Antonio Raimo
Questo racconto è tratto da Settenotti: Spooky Season. Per questo racconto mi sono ispirato ai b-movie dei primi anni del 2000, con una piccola sfumatura di “Piccoli Brividi.”
L'Allieva del Mago
Michael guardava di sottecchi Alice mentre, con le mani strette sullo sterzo, guidava. Erano partiti poche ore prima e quando l’aveva vista quella mattina aveva subito notato un dettaglio nuovo in lei e quindi le aveva detto: <Bel ciondolo Alice …>
La ragazza aveva abbassato lo sguardo sul suo petto, rispondendo: <Ti piace davvero ? L’ho preso da un antiquario, mi ha subito attirata. >
Aveva sorriso e poi esclamato, con un gesto fintamente teatrale: <Chissà se apparteneva a qualcuno dal tragico destino!>
I due erano scoppiati a ridere e avevano iniziato a caricare le valigie sull’auto.
Il viaggio fu relativamente tranquillo e ci avrebbero messo un’altra mezz’ora prima di arrivare a destinazione. Fattosi buio, Michael accese i fari e disse scherzoso ad Alice: <Sai ho letto su internet …dicono che questa strada sia stregata, succedono cose strane, almeno stando a quanto dice la gente del luogo.>
Alice sospirò e con la voce bassa rispose: <Bhe la gente dice un sacco di cose non necessariamente vere, no? > sbuffò quasi esasperata per poi continuare <Devi per forza dirmi una cosa del genere ?>
L’altro sorrise.
<Suvvia sai che sono solo storie, ma se ci fossero davvero fantasmi a minacciarti ti difenderei io.>
Lei fece di no con la testa ed esclamò beffarda: <Come no, saresti il primo a scappare >.
L’altro la guardò per un momento poi, poco prima di scoppiare a ridere, disse: <Probabilmente si.>
Michael ormai guidava da ore e nel frattempo il buio si era fatto più fitto. Mentre una pessima canzone country rompeva il silenzio le luci dei fanali fendevano delicatamente il manto di strada di fronte a sé, Michael distolse per un attimo lo sguardo dalla strada per vedere Alice che dormiva. Tornò poi a fissare la strada, concentrandosi per non addormentarsi. Ad un tratto nella sua mente si insinuò una voce non sua che disse quattro parole lapidarie: <Portami via con te.>
Michael sbarrò gli occhi e rallentando un po’, si girò verso la sua ragazza pensando che fosse un suo scherzo, una sorta di vendetta per le storie che le aveva raccontato, ma Alice dormiva. Forse era solo la mancanza di sonno e la stanchezza ma ad un tratto una figura vestita di bianco si palesò in mezzo alla strada. Michael perse il controllo e sbattè contro un albero.
Alice si svegliò di soprassalto per il grande urto e urlò: < Michael che cazzo hai combinato?!> solo per vedere che Michael era già sceso per verificare i danni.
Scese anche lei e chiese: <Cosa è successo Michael? >
L’altro, con voce sottile e tremante, disse: < Io…io non lo so, ho sentito una voce … e poi ho perso il controllo.>
Prima che Alice potesse rispondere la voce, si manifestò di nuovo e disse ai due: <Portatemi via …liberatemi.>
Michael si affrettò a chiedere: <Hai sentito anche tu? > Alice si avvicinò a lui, gli strinse la mano e rispose: <Che cos’era?>
Prima che potessero fare qualsiasi cosa, sentirono dei brividi lungo la schiena accompagnati da un suono come di passi. La voce proruppe di nuovo nella loro mente e chiese nuovamente di essere liberata. Michael e Alice si fecero coraggio e si voltarono lentamente, nonostante la sensazione di disagio e straniamento aumentasse sempre di più. Quello che videro li lasciò a bocca aperta.
C’era una figura quasi trasparente che levitava a pochi centimetri da terra. Era una ragazzina dai capelli corvini e lo sguardo triste. Senza muovere le labbra chiese ai due: <Aiuto… >
Il peso di quelle parole rimase sulle spalle dei due e, senza dare tempo di ribattere, la figura indicò il bosco e poi sparì.
I due si fissarono per un istante e poi Alice disse: <Ci ha indicato il bosco …> sospirò e poi chiese < dovremmo andare?>
Michael annuì e le strinse la mano più forte mentre si incamminavano nella foresta.
I loro passi rompevano il silenzio imperfetto del bosco, tutto intorno a loro era immobile come in attesa di qualcosa. Camminarono per non seppero quanto tempo, poi si paró davanti a loro una villa dall’aspetto dimesso e decadente. La ragazzina apparve di nuovo davanti ai due e spari nella casa. Michael chiese: < E’ qui che vuole essere seguita? Non mi sembra una cosa furba avventurarsi in questa villa…> Alice, facendo forza, aprì il.cancello è poi punzecchiò l’altro: <Non dovevi difendermi in caso di fantasmi, principe azzurro?>
Lui la guardò divertito e mise su un finto broncio, poi oltrepassò il cancello e fece segno ad Alice di passare. L’interno della villa era anche più decadente e privo di vita dell’ esterno: i saloni grandi, una volta sontuosamente decorati, ora ospitavano solo uno strato spesso di polvere; in cima alle scale svettava il ritratto di una giovane donna e di un uomo molto più vecchio di lei. Alice si diresse verso il quadro e disse: <Sembra proprio lei …chissà chi è lui.> Michael ribattè: <Forse suo padre o il suo tutore, non lo sapremo mai.>
Un rumore alle loro spalle interruppe la conversazione, un tonfo sordo che amplificò le paure e le preoccupazioni del duo. Entrambe si girarono lentamente e videro al centro dell’atrio un libro, a terra. Si avvicinarono a quest’ultimo, guardinghi, e Alice si chinò a raccoglierlo, poi incuriosita lesse le pagine.
<E’ una specie di registro degli abitanti del posto …è davvero strano perché sono segnati solo due nomi, Isabella e Magnus. >
Michael si girò verso il quadro e disse: <Sono loro quindi. >
L’altra fece spallucce ed esclamò: <Quasi sicuramente…andiamo al piano di sopra, che dici ?>
Michael senza dire nulla fece strada sulle scale. Al piano di sopra le porte erano tutte stranamente chiuse oppure erano vuote, tranne per una al cui centro vi era una statua di un maestoso cervo. I due rimasero esterrefatti dalla bellezza eterea ed Alice l’accarezzó: appena la sua mano entrò in contatto con il freddo marmo, il paesaggio intorno a lei cambiò. Visse gli anni di vita di Isabella in un attimo, come accelerati, e poi assistette alla sua fine.
Isabella alzò lo sguardo ed esclamò: <Maestro Magnus siete tornato presto. >
L’altro si avvicinò a lei senza dire nulla e le mise le mani intorno al collo, il ciondolo che portava uguale a quello di Isabella si ruppe e cadde a terra.
Isabella si dibattè per qualche istante cercando di liberarsi, poi la morte fu più forte di lei e la vita le scivolò via come in ciottolo in un fiume. Magnus affannato lasciò cadere il corpo della ragazza a terra. Il tonfo per Alice fu assordante quasi quanto il terrore per la scena a cui aveva assistito. Magnus girò attorno al corpo e poi esclamò: <Sei stata un’ottima allieva forse … fin troppo in ogni caso, non ti avrei mai permesso di superarmi.>
Fece un inchino al corpo immobile della ragazza e poi esclamò: < E non ti permetterò nemmeno di reincarnarti come legge della ruota vuole. >
Caricò il corpo della ragazza sulle spalle e aprì una stanza sul retro del muro dove vi era la statua del cervo e vi scese portando con sé il corpo esanime di Isabella;
Alice riprese i sensi di soprassalto e si ritrovò con Michael che la scuoteva. Quando lui si accorse che la ragazza aveva riaperto gli occhi disse: <Stai bene ?>
Lei per tutta risposta lo abbracciò e gli disse: < Ho visto come è morta …è stato orribile però ora so dove dobbiamo andare. >
Toccò con un po’ di timore il corno sinistro della statua e senza quasi fare forza si abbassò, facendo partire un rumore di vecchi ingranaggi che spalancarono un porta che dava su delle scale .
Michael fece luce con il suo accendino e percorsero delle scale che sembravano scendere nelle viscere della terra, ma con loro sollievo giunsero poco dopo ad un ampio salone con le pareti costellate da librerie. Era una specie di biblioteca, ma quello che inquietò di più i due era che alla fine di un lungo corridoio vi era una bara col coperchio fermato da una moltitudine di rovi e, ai piedi della bara, c’era rannicchiato il fantasma . Alice la chiamò per nome e Isabella sparì di nuovo, lasciandosi dietro un libro aperto. Alice lo raccolse e lesse tutto per poi capire il perché erano stati portati lì. In preda all’ istinto si precipitò sulla bara, sotto gli occhi increduli di Michael, e incurante del dolore strappò tutti i rovi dalla bara e poi affannata aprì il coperchio. Quello che si palesò ai loro occhi era qualcosa di inquietante: il corpo della ragazzina ormai morta da anni era ancora intanto, ma aveva le mani unite in grembo e sia lì che sul collo c’erano rami spinosi. Con un ultimo sforzo Alice spezzò il filo che legava le mani e il collo, poi venne tirata via da Michael che le disse che era pericoloso.
Fu allora che il corpo prese fuoco. Un fitto fumo accerchiò i due e gli fece perdere i sensi. Si risvegliarono poco dopo vicino alla loro auto. I due si guardarono increduli come se avessero vissuto un incubo e si domandarono se quello che avevano vissuto nella foresta fosse stato tutto vero. I soccorsi stradali non tardarono ad arrivare e durante il tragitto di ritorno, Alice mostró qualcosa a Michael.
Tirò fuori dallo zaino il grimorio che il fantasma si era lasciato dietro e con un luccichio rosso negli occhi disse: < Non pensi che con questo potremmo punire i discendenti di Magnus?> e dopo quest’affermazione scoppiò in una risata che Michael non riconobbe.